G. Abram

sculture, dipinti, disegni

 

La Provincia di Sondrio, Sabato, 31 marzo 2007

Vi racconto l'Abram papà e nonno

C'è chi insegna ad andare in bicicletta e chi, come lo scultore di Delebio, a… colare il bronzo.
Dalla figlia Silvia un ritratto speciale dell'artista, da oggi a Chiavenna con "Una Vita per l'Arte".

Alla domanda dei compagni di scuola sulla professione di nostro padre, mia sorella ed io rispondevamo "SCULTORE!", come se fosse la professione più normale del mondo. Le reazioni alla risposta erano però sempre di curiosità e sorpresa. E la risposta richiedeva quindi sempre un approfondimento con dettagli interessanti. Quando poi si sapeva che uno dei suoi soggetti preferiti era il nudo maschile e femminile la curiosità dell'ascoltatore veniva catturata totalmente. Mio padre, lo scultore G.Abram, al secolo Giuseppe Abramini, esercita l'attività di scultore da più di 30 anni, da quando io e mia sorella eravamo neonate.
A distanza di anni mi rendo conto che la professione di mio padre ha condizionato molto la mia infanzia. La maggior parte dei papà partono alla mattina presto per tornare alla sera, ma da noi era la mamma insegnante che ci lasciava con papà, che nel laboratorio accanto a casa plasmava la creta o cesellava il bronzo. Ci insegnava ad utilizzare la creta avendo sempre cura di bagnarla ogni tanto per non sprecarla e ci raccontava tutti i passaggi della fusione in bronzo. Sapevamo già da piccole che il bronzo è una lega di rame e stagno o che il bronzo fonde a 1100-1200 °C oppure cosa significano espressioni del tipo "negativo e positivo in gesso di una scultura" o "scultura a cera persa". Attenzione inoltre a non dire mai all'Abram che "il bronzo si scolpisce" perché diventa nervoso! Il bronzo si fonde e il marmo si scolpisce!
Spesso dopo la scuola restavamo con lui in laboratorio e creavamo con il suo aiuto dei piccoli animali o bassorilievi di varie forme in creta, che una volta seccati venivano dipinti e appesi nella nostra cameretta. Ho ancora un gufo in bassorilievo con il becco molto sporgente che feci forse 25 anni fa e che ora mio figlio di due anni scambia sempre per il gufo brontolone amico di Bambi.
Fin da piccole noi figlie abbiamo maturato una sensibilità artistica e un gusto per il bello che veniva alimentato dalle numerose visite ai vari musei italiani e europei. Ricordo con molta nostalgia i viaggi al sabato a Milano in treno (perché Abram odia guidare!) per andare a visitare il duomo o le mostre a Palazzo Reale. Papà, che ha una cultura artistica strepitosa, faceva da brillante cicerone e in poco tempo dietro a noi si formavano sempre folti gruppi di visitatori che seguivano le spiegazioni con attenzione e ammirazione. È bello e rassicurante vedere che ora le sue conoscenze vengano trasmesse anche ai quattro nipoti! Perché dovete sapere che l'Abram è pure un affascinante supernonno, il più gettonato della famiglia dai suoi nipotini!
Ci fu un tempo in cui, al fine di realizzare le sue opere più rapidamente e a minor costo, mio padre impiantò la sua fonderia, dove realizzava le sue opere a cera persa, alla maniera degli antichi, ed io e mia sorella spesso lo aiutavamo nella preparazione della fusione, che è una operazione faticosa e piuttosto rischiosa. Quante volte ho visto mio padre versare il bronzo fuso, liquido e ribollente nelle forme interrate a formare le sculture. Ho così assistito alla nascita di opere meravigliose, pezzi unici e originali, prima dall'involucro terroso, fino a risplendere del colore dell'oro.
Sono nate così nel tempo centinaia di opere in bronzo, molte delle quali finite ai quattro angoli del mondo a rappresentare una creatività italiana unica e irripetibile.
I momenti più intensi che ricordo sono proprio legati alle giornate dell'anno in cui si "colava il bronzo". Mio padre si alzava prestissimo per accendere il crogiuolo pieno di bronzo, che doveva essere continuamente alimentato, per raggiungere la temperatura di fusione. Il bronzo fuso ha un fascino speciale quando liquido, rosso fosforescente e un po' vischioso viene versato nelle forme di terra rossa detta anche refrattario per dar vita alle sculture. La colata era molto pericolosa, perché piccole gocce di bronzo schizzavano spesso sui vestiti o penetravano nelle scarpe fino alla carne. Inoltre doveva essere svolta velocemente e con precisione per evitare di buttare all'aria o meglio nel crogiuolo mesi di lavoro e decine di meravigliose sculture. Nella mia camera a Delebio abbiamo conservato una testa di Cristo morente tutta bucherellata come ricordo di una fusione mal riuscita, in cui delle bolle d'aria non hanno permesso al bronzo fuso di confluire in ogni punto della scultura. Mia sorella ed io anche se molto piccole percepivamo l'importanza e la tensione di queste giornate speciali. Spesso osservavamo da lontano tutto lo spettacolare processo, ma non ci era mai permesso avvicinarci troppo.
Ricordo come fosse adesso il viso stravolto ma soddisfatto e sollevato di mio padre alla fine della pesante giornata. I giorni seguenti la colata papà si immergeva anima e corpo anche 12 ore di seguito a dar vita alle sculture fuse. Nell'aria c'era il suono del cesello e della fiamma ossidrica che dava la patina desiderata alla scultura.
Le vacanze erano anche particolari. Mentre i compagni andavano al mare e in montagna con i genitori per le ferie, noi partivamo per i luoghi di villeggiatura sempre con la bisnonna al seguito, che pensava a noi mentre mamma e papà tenevano aperta la mostra. Allestire una mostra non era cosa da poco. Si riempiva il camioncino verde di piedistalli, quadri e sculture pesantissime. Quando siamo diventate abbastanza forzute aiutavamo anche noi a trasportare le opere e mia sorella faceva compagnia a papà sul camioncino mentre io stavo con mamma e bisnonna sull'auto o viceversa. I viaggi con papà erano interessantissimi, perché essendo appassionato di storia e un uomo di grande cultura ci raccontava durante tutto il viaggio dell'uomo di Neanderthal e dell'uomo Sapiens-Sapiens o dell'estinzione dei dinosauri oppure della vita di Caravaggio o ancora dell'eccezionale fusione dei Cavalli in bronzo della Basilica di S.Marco a Venezia o della sua infanzia e adolescenza in una Delebio contadina che non esiste più.
Durante i mesi estivi e le vacanze di Natale e Pasqua passavamo quindi lungo tempo nei luoghi di villeggiatura a presentare in esposizione le opere di mio padre, che consistevano in un gran numero di sculture e bassorilievi in bronzo di soggetto vario, dalle ballerine, alle maternità, ai tori, ai cavalli ed anche a numerose opere di carattere religioso. Vivevamo spesso le nostre giornate di vacanza in mostra, che era allestita spesso nelle scuole o nei palazzi comunali. Una volta l'esposizione di mio padre era vicina a quella dei rettili viventi e ci hanno fatto evacuare perché si erano persi un serpente corallo! Mio padre aveva molti clienti provenienti da svariate città italiane,
Milano, Genova, Roma, Torino e anche dall'estero, specialmente dalla Svizzera.
Chissà perché con un papà artista noi figlie abbiamo finito per studiare matematica e ingegneria! Da un lato mio padre ci ha sempre sconsigliato di seguire la sua strada perché difficile e faticosa, ma dall'altra parte percepivamo il suo grande amore per questa "strana" professione, che era per lui il giusto equilibrio tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Un grande merito va anche a mia madre. Il detto che dietro ad un grande uomo ci sia una grande donna vale anche per la nostra famiglia. È mia madre che svolgeva con caparbietà e grande volontà tutta la parte burocratica comunque necessaria, affinché la professione di mio padre potesse avere successo e che lo ha sempre seguito e sostenuto in tutta la sua carriera.
G.Abram ha sempre esercitato professionalmente l'attività di scultore in Valtellina, provincia di Sondrio, eseguendo anche numerose opere pubbliche, quali monumenti e decorazioni in bronzo per piazze e palazzi, nonché molte opere di carattere religioso, quali portali di chiese, altari, fonti battesimali ecc.
Sono sinceramente orgogliosa di aver potuto collaborare all'organizzazione della Personale di G.Abram "Una Vita per l'Arte" a Chiavenna, che si terrà dal 31 marzo al 15 aprile al Palazzo Pretorio con il Patrocinio della Città di Chiavenna-Assessorato alla Cultura. Verranno presentate opere scultoree in bronzo, nonché una vasta produzione grafica di soggetto vario, essendo mio padre anche un disegnatore prolifico e appassionato, come tutti gli scultori di talento.
Vi aspettiamo numerosi! L'artista sarà presente durante il periodo dell'esposizione e se vorrete vi spiegherà l'interessante tecnica della fusione in bronzo. Proprio come fece con me e mia sorella.